Portale:Venezia Giulia e Dalmazia

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"Sì com'a Pola presso del Carnaro, ch'Italia chiude e i suoi termini bagna"

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Veduta di Spalato nel 1910

Gli incidenti di Spalato furono una serie di episodi violenti a carattere prevalentemente antiitaliano che si verificarono nella città dalmata di Spalato fra il 1918 e il 1920, e che culminarono con l'assassinio del comandante della Regia Nave Puglia Tommaso Gulli l'11 luglio 1920.

Questi episodi si inserirono all'interno di una pluridecennale lotta per il predominio sull'Adriatico orientale fra popolazioni slave (prevalentemente croate e slovene) e italiane, ancora nell'ambito dell'Impero austro-ungarico. Alla fine del XIX secolo la corrente irredentista sorta all'interno del Regno d'Italia e lo jugoslavismo da parte slava coinvolsero nella questione anche Stati già indipendenti, come il Regno d'Italia stesso e il Regno di Serbia. Lo scoppio della prima guerra mondiale, l'entrata in guerra dell'Italia, il disfacimento dell'Impero, le trattative di pace e le successive fortissime frizioni fra l'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni furono gli eventi più recenti, precedenti e contemporanei agli incidenti di Spalato.


 
 
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Veduta di Arbe.


 
 
Icona modificaArte
L'Apoxyómenos di Lussino

L'atleta di Lussino, è un'antica statua in bronzo, opera scultorea greca databile tra il I secolo a.C. e il II d.C., rinvenuta nel 1996 nel mare presso Lussino e riportata a galla nel 1999. Alta circa 192 cm., essa si inquadra nella ben nota tipologia dell'Apoxyómenos, ovvero la rappresentazione di un atleta colto nell'atto di detergersi il corpo da polvere e sudore per mezzo di uno strigile.

Secondo l'accademico Nenad Cambi, dell'Università di Spalato, l'opera sarebbe una copia di bottega ellenistica del II-I secolo a.C., risalente a un originale scultoreo greco della metà del IV secolo a.C.

Il professor Vincenzo Saladino, a Firenze, ritiene invece che il prototipo originale risalga a a un'epoca ellenistica, intorno al 300 a.C., di cui l'atleta di Lussino costituisce una riproduzione in copia del I-II secolo d.C.

Un tentativo di attribuzione è stato compiuto dal prof. Paolo Moreno, che ha ricondotto la tipologia della statua a un originale di Dedalo di Sicione.

Scoperta, restauro e destinazione museale

La statua fu scoperta nel 1996 da un turista belga, il sommozzatore René Wouters, presso l'isola di Vele Orjule, a una profondità di circa 45 metri, adagiata tra due rocce sul fondo sabbioso. La notizia venne inizialmente tenuta segreta per motivi di sicurezza e solo nel 1998 venne portata a conoscenza del Ministero della cultura croato. Il ministero deliberò di affrontare una complessa operazione di prospezione subacquea, con recupero della statua e messa in atto dell'opera di restauro. Per ragioni di opportunità, il ministro Bozo Biskupic decise di riportare a galla la statua prima di dare inizio delle esplorazioni, evitando così che immersioni illegali potessero comprometterne la sicurezza. Fu così che il 27 aprile 1999 la statua fu fatta riemergere, per essere sottoposta a un lungo ciclo di desalinizzazione e restauro conservativo, condotto dall'Istituto di restauro croato, con la partecipazione di altre istituzioni scientifiche e accademiche croate, la collaborazione dell'Opificio delle pietre dure di Firenze e di esperti dei Musei civici di Como.

Ultimati gli interventi conservativi, la statua è stata esposta presso il Museo Archeologico di Zagabria dal 17 maggio al 30 settembre 2006. Dal mese di ottobre 2006, e fino al 30 gennaio 2007, l'opera è stata in tour in Italia: esposta a Firenze nelle sale del Palazzo Medici Riccardi, è stata visitata da circa 80.000 visitatori, incrementando di molto la normale affluenza al museo.


 
 
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Villa Perla (già Tarabocchia), sede designata della CI di Lussinpiccolo

La Comunità degli italiani di Lussinpiccolo (in croato: Zajednica talijana Mali Lošinj) è l'associazione che riunisce gli italiani residenti nell'Isola di Lussino, in Croazia.

Gli italiani dell'isola di Lussino

Nell'isola di Lussino i principali centri abitati furono storicamente Ossero, Lussinpiccolo e Lussingrande. Le prime notizie di Lussinpiccolo datano appena al 1398, e si ritiene che i suoi primi abitanti fossero dei fuggiaschi slavi della costa, che si ritirarono nelle isole a seguito delle violenze dei Mongoli, che giungevano fino all'Ungheria.

Nell'alto Adriatico orientale, la presenza di una comunità autoctona prima latina ed in seguito neoromanza è attestata fin dalle prime cronache successive alla conquista romana della regione. La plurisecolare dominazione veneziana produsse da un lato la progressiva sostituzione della lingua dalmatica col veneziano, dall'altro pure degli ampi fenomeni di assimilazione delle popolazioni slave.


 
 
Icona modificaSocietà, economia e politica
Lo stemma della Regione istriana

La Regione istriana (croato: Istarska županija) è una regione della Croazia. Essa è la più occidentale della repubblica, ed occupa gran parte dell'Istria, omonima penisola bagnata dall'Adriatico. Confina a nord con la Slovenia, ad est con la Regione litoraneo-montana.

Per la presenza della minoranza etnica italiana, la Regione assume uno statuto bilingue. Sede dell'Assemblea della Regione istriana è Pisino, mentre sede del governo (Giunta e Presidente della Regione) è Pola. Le sedute solenni dell'Assemblea (dette Dieta Istriana) si tengono usualmente a Parenzo, mentre uffici e assessorati sono presenti oltre che a Pisino e Pola, ad Albona, Parenzo e Rovigno.


 
 
Icona modificaMappe
- La Venezia Giulia (mappa del 1928)
- La Dalmazia nei suoi confini storici e geografici
 
 
Icona modifica18 luglio - Oggi accadde
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Icona modificaLa citazione

«Il destino del popolo sloveno dipende dal mare Adriatico! Per gli sloveni la chiave d'accesso al mare Adriatico è Trieste! Pertanto se gli sloveni hanno in loro possesso questa città, se gli imprimono sulla fronte un carattere sloveno, in futuro potranno esercitare un dominio, altrimenti spariranno dal mondo!»


 
 
Icona modificaStoria
La provincia di Dalmatia all'interno dell'impero romano.

La Dalmazia (dal latino: Dalmatia) era un'antica provincia dell'impero romano che comprendeva i territori dell'attuale Croazia, Bosnia, Serbia occidentale, Slovenia meridionale e Albania settentrionale. Essa corrispondeva alla prima provincia romana dell'Illiricum.

Storia

L'Illirico romano ai tempi della Repubblica fino a Cesare (229 a.C.-35 a.C.)

L'area illirica cominciò ad entrare nella sfera di influenza romana a partire dal 229 a.C., quando la potenza degli Illiri ed il contemporaneo aumento della pirateria, aveva generato una forte preoccupazione nei mercanti romani per i loro traffici attraverso l'Adriatico. Un'ambasceria inviata alla regina Teuta non ebbe alcun effetto, al contrario un membro dell'ambasciata romana rimase ucciso. L'incidente provocò la guerra, tanto che il console Gneo Fulvio Centumalo fu inviato con 200 navi, mentre il collega Postumio Albino avanzava con un esercito di terra formato da 20.000 legionari e 2.000 cavalieri. La guerra durò due anni al termine dei quali la regina Teuta veniva deposta, ed i Romani occupavano le isole di Faro e Corcira, le città di Apollonia e Epidamnus, fino al fiume Drilo, e Centumalo otteneva il Trionfo.


 
 
Icona modificaIl personaggio
Roberto de Visiani in una foto dello studio Francesco Benque di Trieste

Roberto de Visiani (in croato Robert Visiani) (Sebenico, 9 aprile 1800Padova, 4 maggio 1878), nato in Dalmazia, è stato uno dei padri dello studio moderno della botanica in Italia. Le piante da lui classificate riportano la sigla "Vis.".

Gli anni della formazione

Concittadino e amico di Niccolò Tommaseo, era figlio di un medico e dopo gli studi giovanili nella sua città natale e al seminario di Spalato, nel 1822 si laureò in medicina presso l'Università di Padova.

Fin da ragazzo coltivò vari interessi, dalla letteratura alle scienze, ma la sua predilezione andò da subito alla botanica, al tempo considerata una branca della medicina: a Padova il suo interesse si focalizzò sul locale Orto botanico, alla cui cura si dedicò fin da studente.

Assistente universitario fino al 1827, ritornò in Dalmazia per dedicarsi all'attività di medico (a Sebenico, Dernis, Cattaro e Budua). I suoi appunti dell'epoca mostrano ancora una volta il suo vero interesse: recandosi a visitare i malati non mancava infatti di raccogliere gli esemplari di centinaia di erbe trovate lungo la strada, che in seguito classificava, descriveva ed archiviava. Nel contempo, manteneva una corrispondenza col proprio maestro padovano, quel professor Giuseppe Antonio Bonato che negli stessi anni cercava di istituire l'insegnamento autonomo della botanica nell'ateneo patavino.

De Visiani scrisse di alcune piante al direttore della "Gazzetta Botanica" ("Botanische Zeitung") di Ratisbona, e poco dopo venne invitato a collaborare alla rivista. Fra il 1828 e il 1830 pubblicò la classificazione e la descrizione di oltre cinquanta specie da lui scoperte.


 
 
Icona modificaLo sapevi che...
...il nome della città dalmata di Spalato deriva da Ασπάλαθος (Aspálathos), il nome greco della pianta della ginestra, che cresceva rigogliosa in quelle zone.


 
 
Icona modificaIl libro del giorno

L. Benevenia, Frammenti di storia dalmata, Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, Venezia 2007

La prima parola che viene in mente leggendo questa serie di saggi di Lorenzo Benevenia è “erudizione”. Un’erudizione non fine a sé stessa, ma messa al servizio della storia locale zaratina: Benevenia affronta ogni tematica avendo alle spalle un’impressionante mole di letture pregresse. Certo: gli studi sono datati e risentono della particolare necessità dello studioso di contrapporsi alla storiografia croata, che proprio in quegli anni produceva una notevole serie di lavori. Ma per gli appassionati di storia dalmata Benevenia è un passaggio imprescindibile. Forse l’unico che all’epoca poteva stare alla pari di un Giuseppe Praga.


 
 
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Geografia (Regioni storiche e attuali, isole principali, province e capoluoghi comunali, fiumi e laghi. I comuni istriani sono tutti nella sezione "Istria". Le località minori non sono state inserite)


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