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Politica

Stefano Folli. Meloni senza Vox: un’ottima notizia

Alla fine non è stato valutato con la necessaria attenzione un episodio significativo, se parliamo del futuro della destra europea. L’uscita di Vox, il partito spagnolo guidato da Santiago Abascal, dal gruppo dei Conservatori la cui leader è Giorgia Meloni. Abascal si è sistemato sotto le insegne dei Patrioti, il nuovo gruppo estremista e fieramente euro-scettico a cui aderisce anche la nostra Lega, tanto che Matteo Salvini non ha nascosto l’entusiasmo per il nuovo acquisto. Ma cosa rende il trasloco di Vox così interessante? La stampa italiana ha messo a fuoco l’indebolimento dei Conservatori, e quindi della premier Meloni, al tavolo dove si soppesano i nuovi equilibri nel Parlamento di Strasburgo e di conseguenza si decidono le nomine e gli incarichi alla luce dei rapporti di forza. Si è notato che la strada per l’Italia è ancora più in salita, visto che i Conservatori perdono pezzi e la nostra presidente del Consiglio, già poco amata dalla triade composta da Popolari, Socialisti e Liberali macroniani, sarà d’ora in poi persino più sola.

È un’analisi corretta, se il punto di vista riguarda il peso relativo dei vari leader al tavolo della trattativa. Però, attenzione. C’è un altro aspetto, forse più importante, che rischia di restare in ombra. Non a caso la stampa spagnola lo mette in primo piano. Perché Vox e FdI si separano, nonostante i rapporti personali di amicizia tra la Meloni e Abascal? La nostra premier viene definita sui giornali iberici “una riformista conservatrice europea, sufficientemente atlantista”. Ѐ una fotografia che non ritroviamo sulla maggior parte delle nostre testate, dove lei rimane sempre un’estremista legata ai peggiori circoli della destra anti europea. La differenza è notevole. Ma proprio la rottura politica con Vox dovrebbe far riflettere. Fintanto che la nostra Giorgia andava ad arringare la folla in spagnolo alle manifestazioni neo franchiste di Abascal, la si poteva, anzi la si doveva, inchiodare alle proprie ambiguità. E finché la voce dell’Italia nell’Unione coincideva con l’eco del sovranismo più arrembante, si giustificava ogni azione in difesa della democrazia liberale. Ma con lo stesso metro non ci si può compiacere dell’isolamento della Meloni, se questo dipende da una frattura a destra.

Fino a poco tempo fa la nostra premier temeva proprio questo: che una frazione dell’Internazionale sovranista/nazionalista denunciasse, in modo più o meno esplicito, il tradimento italiano, ossia la ricerca di un compromesso con i Popolari e i Liberal-conservatori (purché non macroniani, s’intende). Ora che lei accetta addirittura la costituzione di un gruppo alla sua destra, i Patrioti appunto, fomentato da Salvini, occorre darle atto di aver compiuto un notevole passo avanti. Ora è più vicina al partito Popolare europeo, nell’interpretazione di destra analoga a quella proposta dal bavarese Weber, ed è simmetricamente più lontana dagli Orbán, Wilders, Abascal. Se non è una svolta, è qualcosa che le assomiglia. Non si tratta di condonarle le ambiguità persistenti: ce ne sono e non vanno dimenticate. Ma essere ciechi davanti alle novità non aiuta lo sviluppo di una corretta dialettica. Un conto è la Meloni prima maniera, legata al suo mondo d’origine e contenta di apparire accanto a ungheresi e spagnoli. Tutt’altro conto è una premier che vuole ottenere dall’Europa il riconoscimento che spetta all’Italia - come dice Mattarella - e ormai parla il linguaggio di altri conservatori, molti dei quali si trovano tra i Popolari (vedi Ursula von der Leyen).

È una partita troppo delicata per non vederne le sfumature. Ad esempio nel campo della politica estera. Giorgia Meloni ha riaffermato ancora pochi giorni fa la solidarietà attiva all’Ucraina. Viceversa, ora che i sondaggi per il secondo turno sono impietosi, Marine Le Pen torna a fare affermazioni gradite a Vladimir Putin, ammonendo Kiev a non usare le armi fornite dalla Francia per colpire il territorio russo. È un’altra differenza da cogliere, a meno da non voler ricacciare la Meloni tra le braccia degli estremisti, ora che con fatica se ne è allontanata . 

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