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Politica

Marina Calderone: modificheremo il clic day

Il governo modificherà il clic day senza toccare la Bossi Fini. Nel giorno in cui sindacati e opposizioni manifestano a Latina contro il caporalato, e chiedono l'abolizione della Bossi-Fini, la ministra del lavoro Marina Calderone, ospite del forum organizzato da Bruno Vespa con Comin and partners a Manduria, annuncia una modifica del meccanismo che consente di 'prenotare' l'afflusso di lavoratori, compatibilmente col decreto flussi. E quindi senza modificare la legge che disciplina l'ingresso regolare in Italia. "Il decreto flussi che abbiamo approvato è triennale", premette Calderone, che ricorda invece di non "essere mai stata favorevole al click day perché non qualifica l'offerta di lavoro e porta a una distribuzione non corretta delle possibilità di lavoro affidate ai permessi. Ci stiamo lavorando". Ma precisa che questo non corrisponde a una modifica della Bossi Fini. 
 
I sindacati denunciano che i lavoratori, attratti in Italia con la promessa di un contratto, si prenotano col clic day ma poi una volta giunti nel Paese restano spesso senza contratto. E quindi, ai sensi della Bossi- Fini, nella condizione di migranti irregolari, vulnerabili e ricattabili. Calderone ricorda che il governo intende attuare l'ingresso di lavoro regolare con la valorizzazione di uno strumento previsto dal decreto Cutro e cioè con gli "accordi operativi con i paesi del sud del Mediterraneo per formare lavoratori nei paesi d'origine e farli arrivare in Italia con una distribuzione coerente con le richieste delle aziende". Ma ha in cantiere anche la modifica del clic day. Su questo c'è un'ipotesi di riforma del ministero di Calderone su cui dovranno esprimersi anche gli altri ministeri competenti, a partire dall'Interno, che rilascia i permessi di soggiorno. 
 
Una proposta di riforma, sul tavolo della ministra, arriva da Coldiretti. Il problema dal lato delle imprese agricole è la discrasia, lo sfasamento di tempi tra il clic day e la disponibilità di posti di lavoro in relazione ai cicli produttivi. "Succede sempre più spesso che quando i lavoratori sono operativamente disponibili, i cicli di lavorazione sono già esauriti. Questo aumenta la probabilità che al lavoratore non sia assicurato il lavoro per cui ha chiesto l'ingresso in Italia", spiega Luigi Scordamaglia, ad di Filiera Italia, l'associazione che riunisce mondo agricolo e industria agroalimentare, all'Huffpost. Per superare la logica del clic day, le imprese propongono una programmazione che parta dall'idea di separare in momenti temporali differenti quello che oggi avviene in un'unica soluzione. La proposta delle imprese, che è al vaglio del ministero, prevede che nel mese di settembre/ottobre di ogni anno i datori di lavoro inoltrino attraverso le associazioni di categoria il proprio fabbisogno occupazionale per l'anno successivo in termini numerici e di collocazione temporale della prestazione. In termini pratici questo consente, ad esempio, di programmare il fabbisogno occupazionale per la primavera (quando si tiene la raccolta delle fragole) o per l'autunno (per la vendemmia o la raccolta delle olive). In questo modo con la quantificazione per l'anno successivo si supera il clic day e soprattutto si supera il lungo iter burocratico che precede il clic day e il successivo lasso di tempo che sfasa l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Spiega Scordamaglia: "Una volta che il sistema sarà andato a regime si potrà chiedere impegni alle imprese di assumere anche impegni fideiussori, se non rispettassero la disponibilità dichiarata in fase di programmazione". Il contrario di quanto succede oggi, visto che la stragrande maggioranza dei richiedenti lavoro non viene poi contrattualizzata come si riscontra nei dati in possesso delle camere del lavoro. Tutto questo potrebbe avvenire con la Bossi-Fini in vigore, e cioè a decreti flussi invariati. Anche se da tempo, anche nella destra di governo, c'è chi come il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano ritiene che sia venuto il tempo di modificare la norma. Ma allo stato nell'esecutivo non è stata istruita la pratica di una modifica. 
 
A Manduria la ministra del lavoro è tornata a sottolineare l'importanza dei controlli nella lotta al lavoro nero, anticamera di fenomeni come il caporalato. La Puglia è una regione particolarmente esposta, come ricordano i casi di cronaca. Dai numerosi casi di sfruttamento nei campi intorno all'insediamento di Borgo Mezzanone, alla morte di Paola Clemente, la bracciante che ispirò nel 2016 la legge contro il caporalato. Il governo è intervenuto aumentando gli ispettori del lavoro, ma anche quelli Inps e Inail. Ma anche con una modifica normativa. "Mettere in campo ulteriori 1.300 ispettori oltre le facoltà assunzionali - dice la ministra Calderone - è uno sforzo importante. Ma abbiamo voluto dare un segnale di attenzione specifica anche attraverso il ripristino del reato penale di appalto illecito di manodopera, dell'affitto illecito di manodopera per essere al passo con il mondo del lavoro che cambia". 
 
 
 
 
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