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La storia

Niccolò Banfi, a vela verso le isole più remote minacciate da plastica e crisi del clima

Niccolò Banfi
Niccolò Banfi 
Il fotografo ed esploratore sta navigando nel Pacifico del sud dove dai soli 42 abitanti di Pitcairn sino alle comunità di Moorea incontra, nel tentativo di dar loro voce, le comunità locali. "Hanno tante idee per il futuro, ma hanno bisogno di essere ascoltate"
3 minuti di lettura

Dare voce alle comunità più remote del mondo attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica. Il tutto, sfruttando la propria "naturale empatia" e la passione sia per la difesa del Pianeta, sia per l'esplorazione degli angoli più nascosti e spesso fragili della Terra. Un'idea, quella di raccontare per esempio come impatta la crisi del clima o l'inquinamento da plastica nei luoghi estremamente lontani da noi, che Niccolò Banfi aveva in testa da tempo.  

Classe 1987, appassionato da sempre di fotografia ed esplorazione, fino a pochi anni fa Banfi lavorava nel marketing a Milano: poi dopo il Covid e quel periodo di isolamento che per molte persone è diventato la leva per rimettersi in discussione, ha scelto di inseguire la sua passione, a partire dall'esplorazione degli oceani. Così, tramite l'occasione di Bark Europa, i viaggi per il mondo a bordo di un antico veliero olandese a tre alberi, dopo vari tentativi di application è riuscito a partire per una prima esplorazione tra la fine del mondo (Ushuaia in Patagonia) e l'isola più remota al mondo, Tristan da Cunha.


Un primo viaggio che lo ha poi portato a spingersi oltre in una nuova avventura, quella iniziata a maggio di quest'anno sempre sulla stessa barca: attraversare il Pacifico del Sud per raccontare, con un progetto chiamato "Remoteness, Eyes to the Edge" e che ha lo scopo di dar voce alle comunità, gli impatti sociali e ambientali della crisi del clima (e non solo) sulle isole più remote della Terra.


Quando lo chiamiamo è appena arrivato a Moorea, nella Polinesia francese. Il suo viaggio è partito dall'Isola di Pasqua e dopo oltre 6800 miglia nautiche, in una rotta che passa da Pitcairn, Marchesi, Tahiti e poi Tonga, dovrebbe arrivare in agosto nelle Fiji con l'intento - racconta Banfi -  "di focalizzarmi sulle comunità locali e i loro progetti, legati per esempio all'inquinamento da plastica oppure agli impatti della crisi del clima. Quasi sempre il filo conduttore, parlando di isole, è la conservazione degli oceani. In ogni isola che visito tento di parlare, intervistare, fotografare e raccontare come le persone delle comunità guardano al futuro e cosa stanno facendo per affrontare le diverse crisi". In questi luoghi così remoti ci sono molti progetti a difesa dell'ambiente e dell'oceano, spiega, ma spesso la difficoltà per gli isolani è far sapere che queste iniziative esistono.

"All'isola di Pasqua ho partecipato a un clean up per ripulire alcune spiagge dalla plastica. Lì ho incontrato una associazione locale, praticamente l'unica che tenta di fare qualcosa per il problema plastica. Hanno idee innovative e puntano a progettare e costruire un catamarano, in stile polineasianio, per poter fare divulgazione in modo da raccontare ai bambini i problemi del mare e come prendersene cura: ma in un'isola così remota fanno fatica a trovare fondi, ad essere ascoltati. Il mio scopo è dunque tentare di dargli voce, di farli conoscere a un pubblico più ampio, di metterli in connessione col globo".

Vale anche per i 42 abitanti di Pitcairn, isola sperduta dell'oceano Pacifico, territorio d'oltremare britannico e unico abitato dell'arcipelago, famoso perché protagonista del noto ammutinamento del Bounty.
 


"Ho conosciuto gli abitanti e fatto belle amicizie. Sono in pochissimi ma due anni fa hanno deciso di inaugurare qui il Marine Science Base, un luogo dove ospitano scienziati, ricercatori e divulgatori per studiare i cambiamenti climatici sull'isola oppure l'impatto della plastica. Nella vicina Henderson Island, che loro ormai chiamano "la spazzatura del Pacifico", raccontano come ormai  l'intero ecosistema sia ricoperto da plastica e ci siano molti problemi di inquinamento per le acque e per la natura".

In generale, le comunità del Pacifico hanno spiegato a Banfi come il problema principale, così come quello dell'innalzamento dei livelli del mare, rimane l'enorme quantità di plastiche e microplastiche che aumentano in questi paradisi terrestri impattando direttamente sugli ecosistemi locali. Una piaga difficile da fermare.

"Mi raccontano come negli ultimi cinque anni la plastica sia aumentata notevolmente. Anche noi, a bordo, ci accorgiamo del problema in maniera chiara: qui con me (in tutto sono quasi 40 persone, ndr) ci sono anche dei ricercatori di Ocean Cleanup che tramite un rete manta stanno raccogliendo durante la navigazione i residui plastici per analizzarli. A volte si naviga per giorni senza incontrare nessuna imbarcazione, eppure nella plastica ti imbatti quasi sempre".
 
Navigazione che talvolta diventa  "davvero complicata: in precedenti situazioni ho visto onde di 10 metri, patito il freddo e sono stato per settimane senza comunicazioni, dato che in passato non c'erano sistemi satellitari come Starlink. Ne valeva però la pena perché altrimenti non avrei mai visto determinati luoghi o avuto l'occasione di conoscere persone così lontane da me".
 

A spingerlo in queste avventure, che da settembre racconterà su Youtube, è

l'amore per la Terra e per la natura, ma anche credo la mia capacità di legare con le persone nell'immediato ed entrare in contatto anche con i problemi - come la crisi del clima - che queste persone denunciano.


Molte volte, chiosa Banfi prima di ripartire per il Coral Garden - dove imparerà l'impatto dell'inquinamento e delle alte temperature sui coralli -  i problemi ambientali e quelli sociali si intersecano, proprio come accade a Pitcairn.
 
"In questo luogo con appena 42 abitanti ho subito legato molto con una persona del posto. Mi hanno colpito le sue preoccupazioni per l'enorme quantità di rifiuti che ha raggiunto Henderson Island, ma anche per il fatto che a prendersi cura di queste bellissime zone naturali in futuro potrebbe non esserci più nessuno: in quest'isola sperduta del mondo, dove sono praticamente tutti discendenti degli ammutinati del Bounty, non c'è ricambio generazionale e hanno un estremo bisogno di giovani per portare avanti anche le battaglie ambientali. Così come hanno bisogno, e in questo spero di aiutare, di far conoscere le fragilità di queste terre al resto del mondo".