Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Dossier

QFinLab - Politecnico di Milano

Un euro digitale, fatto bene, serve subito. È questione di sovranità

gremlin via Getty Images
gremlin via Getty Images 

Perché la BCE ha deciso di lanciare un progetto per l’introduzione dell’Euro digitale?

La risposta potrebbe sembrare stravagante….. ma la realtà è che la moneta e le banconote così come le conosciamo potrebbero scomparire – o comunque perdere di rilevanza - nel mondo del futuro.

Fino a poco tempo fa si pensava che la rivoluzione digitale e dei nuovi mezzi di comunicazione avrebbe distrutto alcune attività/professioni tutto sommato marginali nella nostra società come i negozi di videocassette e di musica, che in effetti sono di fatto scomparsi, adesso la riflessione si è spostata su attività dalla ben più gloriosa tradizione. Tanto per citare due esempi: i giornali e la posta cartacea non se la passano affatto bene. Anche la moneta sonante, che affonda le sue origini negli albori della civilizzazione e ha fatto tanto nella nostra società, potrebbe scomparire e il sistema bancario potrebbe cambiare volto.

Perché?

Due linee di tendenza si stanno affermando riguardo al nostro rapporto con il denaro.

In primo luogo, anche a seguito del COVID_19 che ha decretato un boom del commercio online, ricorriamo sempre meno di frequente all’utilizzo del contante. Accade sempre più spesso di trovarsi di fronte ad un commerciante che ci dice ‘‘non ho da farle il resto, può pagare con il bancomat’’. Ad oggi il bancomat (o carta di debito) è lo strumento di pagamento più utilizzato in molti paesi sviluppati, altri strumenti di pagamento tramite smartphone stanno prendendo sempre più piede. L’utilizzo del contante è in diminuzione rapida, non a caso fino a poco tempo fa diminuivano gli sportelli bancari adesso è il turno degli sportelli ATM.

La seconda tendenza parte da Bitcoin, passa per le stablecoins (come Tether), e arriva a Diem di Facebook e allo Yuan digitale (valuta digitale cinese). Bitcoin ha fatto da apripista per tre caratteristiche davvero rivoluzionarie: si tratta di una moneta nativa digitale che vive cioè su una piattaforma digitale (la blockchain), non esiste fisicamente ma è molto facile utilizzarla per i pagamenti online senza passare tramite una banca, basta possedere un wallet, un computer e una connessione internet; ha caratteristiche molto prossime alle banconote in quanto le transazioni sono anonime; non dipende da nessuna autorità (banca centrale) che ne determina la quantità e il valore.

Per fronteggiare queste due tendenze la BCE si sta attrezzando per emettere un Euro digitale.

Facciamo un passo indietro. Forse senza saperlo ad oggi usiamo due forme di monete: una ‘‘pubblica’’ rappresentata dalle banconote e dalle monete fisiche che deteniamo nel portafoglio (detta anche moneta della banca centrale e non a caso le banconote portano la firma del presidente della BCE), una ‘‘privata’’ che è rappresentata dai depositi presso una banca che usiamo quando effettuiamo un pagamento tramite bancomat. Possiamo passare dalla seconda forma di moneta alla prima prelevando presso uno sportello bancomat. Non sono affatto la stessa cosa. Due aspetti le rendono diverse: ambedue soffrono di perdita di valore a causa dell’inflazione ma la seconda forma è più rischiosa in quanto se la banca fallisce non abbiamo certezza di rivedere i nostri denari (ad oggi siamo tutelati fino a 100.000 Euro); la seconda forma di denaro è inoltre costosa a causa delle commissioni che la banca ci applica per le transazioni effettuate con le carte.

La moneta privata è dunque più rischiosa della moneta della banca centrale ed è gestita da un soggetto privato che ne determina i costi e che sfrutta anche le informazioni contenute nelle nostre transazioni per fare soldi. E’ il risvolto negativo della tracciabilità dei pagamenti online che non garantiscono l’anonimità.

Ad oggi per effettuare un acquisto sul web non possiamo che passare tramite una forma di moneta privata (bancomat o altre app). La diminuzione dell’uso del contante desta allarme. Un utilizzo massiccio della moneta privata potrebbe rivelarsi costoso per il cittadino esponendolo anche a pratiche non corrette, aspetti che invece sono assenti nel caso di utilizzo della moneta della banca centrale. A queste considerazioni si aggiunga che la moneta della banca centrale, che è non rischiosa, rappresenta una indispensabile ancora nei momenti di instabilità. Cosa sarebbe successo senza il contante nel caso della corsa allo sportello nel 2007, quando i cittadini si precipitarono a prelevare i loro risparmi dalla banca Northern Rock che stava per fallire, o nel 2013-2015 nel caso di default delle banche cipriote e greche?

I banchieri centrali sono preoccupati di questi aspetti e stanno correndo ai ripari progettando una moneta di banca centrale digitale che costituirebbe una ancora simile al contante e che sarebbe utilizzabile sulla rete così come adesso è possibile fare soltanto con la moneta privata. D’altro canto la storia sta dalla loro parte: storicamente la competizione tra monete private non ha retto a lungo andare causando crisi bancarie (il caso più classico è la crisi delle banche private scozzesi nel ’700 che interessò anche Adam Smith e David Hume).

Dopo una fase di studio, il progetto pilota dell’Euro digitale dovrebbe essere varato nel 2023. Il problema è fare presto in quanto il rischio è che i soggetti privati (come Facebook) o un’autorità monetaria terza (la banca centrale Cinese) arrivino prima. Il problema non è tanto Bitcoin o le stablecoins in circolazione. Cosa succederebbe se una piattaforma di e-commerce o un social network lanciasse la sua stablecoin (ancorata ad un basket di valute o di asset) e conquistasse una quota significativa del commercio mondiale? Ancora più pericolosa è la sfida lanciata dalla Cina: cosa accadrebbe se lo Yuan digitale prendesse il sopravvento nello scambio commerciale con la Cina. In ambedue i casi assisteremmo ad una perdita di sovranità monetaria dell’area dell’Euro che significherebbe non essere più padroni in cassa propria riguardo al regolare le condizioni di accesso al credito. Un rischio incalcolabile.

Il problema è che ‘‘la fretta è nemica del bene’’: BCE sta accelerando ma i problemi tecnici e i risvolti economici sono notevoli, i profili coinvolti sono molteplici e non tutti i paesi hanno la stessa sensibilità al riguardo. Quello che è certo è che dietro un tema apparentemente tecnico - come il disegno sull’Euro digitale - si cela una partita decisiva per l’idea di Europa agganciata alla moneta unica.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione