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Dossier

QFinLab - Politecnico di Milano

Col crowdfunding arriva una ventata di democrazia nella finanza

Organizzare una colletta popolare per il finanziamento di un progetto è un’attività che affonda le radici nella storia sociale dell’uomo. L’idea di mettere in comune tanti piccoli contributi per raccogliere somme importanti è sempre stata utilizzata per supportare campagne elettorali, iniziative di carità, di solidarietà o di mecenatismo, progetti civici e culturali, persino le guerre (si ricorderà l’appello di Papa Urbano II nel 1095 per finanziare le Crociate: “I ricchi sovvengano i poveri e conducano a proprie spese con loro uomini pronti a combattere”). 

Oggi la rete Internet consente a chiunque di raggiungere potenzialmente ogni persona in qualunque posto del pianeta ed è naturale che possa essere utilizzata per promuovere ed effettuare raccolte di fondi, ovvero crowdfunding. Si stima che a livello mondiale esistano ormai più di 3.000 piattaforme web di crowdfunding specializzate nel selezionare e pubblicare campagne finalizzate alla raccolta di denaro a favore dei progetti più svariati. Ogni campagna viene presentata dai suoi promotori evidenziando gli obiettivi (anche attraverso supporti multimediali), descrivendo le fasi del progetto, indicando un obiettivo per la raccolta e prospettando i vantaggi per i contributori.

Alcune volte a essi è offerto un semplice ringraziamento (modalità ‘donation’), altre volte viene promesso un prodotto o l’accesso ad un servizio (modalità ‘reward’). Nella sua versione più sofisticata, il crowdfunding può anche diventare un vero e proprio investimento, per esempio un prestito remunerato (modalità ‘lending’) oppure la sottoscrizione di quote del capitale di rischio di un’impresa (modalità ‘equity’). In questi ultimi casi, ecco che il crowdfunding diventa a tutti gli effetti un’opportunità di finanziamento alternativa per gli imprenditori, accanto a canali più tradizionali come possono essere le banche o gli investitori professionali di venture capital.

Molti studi accademici mostrano che le imprese di nuova costituzione (startup) e quelle di piccola e media dimensione (PMI) soffrono un razionamento nell’accesso al capitale, necessario per finanziare la crescita e gli investimenti. Le banche prestano volentieri denaro alle aziende più sane (che probabilmente ne hanno meno bisogno) ma sono diventate molto selettive nel finanziare imprese giudicate più rischiose. Le startup non hanno proprio opportunità di ottenere prestiti, a meno di garanzie personali offerte dagli imprenditori: non hanno bilanci precedenti, né capacità di rimborsare il prestito nel breve termine essendo appunto imprese in fase di avvio.

Proprio per questi motivi il crowdfunding può essere un valido strumento per ampliare l’accesso al capitale per fasce di imprenditori (come i giovani e le donne) e di imprese che altrimenti rischiano di essere escluse, migliorando l’inclusione e favorendo la ‘democratizzazione’ del mercato del capitale. I portali specializzati nel microcredito, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, si pongono esattamente questo fine.

Il crowdfunding offre anche ai piccoli risparmiatori una nuova e inedita opportunità di accedere a forme di investimento prima inaccessibili (o accessibili solo attraverso intermediari come i fondi comuni), ovvero prestare denaro alle PMI (direttamente o attraverso la sottoscrizione di titoli obbligazionari come i minibond) o diventare soci di startup innovative.

Nel primo caso, esistono portali dove è possibile cofinanziare prestiti con la prospettiva di rientrare gradualmente del capitale e di ottenere nel frattempo un rendimento legato al tasso di interesse. Nel secondo caso, si può contribuire all’avvio di nuove imprese innovative e tecnologiche, con la speranza di avere trovato la prossima Tesla, Google o Facebook. Anche questo vuol dire una maggiore democratizzazione della finanza.

Peraltro, il popolo dei ‘finanziatori del web’ non cerca solo il buon affare, ma è attratto dall’idea di far parte di una comunità di interessi; lo testimoniano i successi delle campagne di StartupItalia! e LifeGate Radio, che hanno attratto rispettivamente oltre 2.000 e oltre 1.600 adesioni. E potrebbe passare attraverso il crowdfunding il progetto di InterSpac, lanciato da Carlo Cottarelli, per lanciare il modello dell’azionariato popolare nella squadra di calcio nerazzurra. In tutti i casi si tratta comunque di investimenti rischiosi e illiquidi, senza garanzie di guadagno; per questo possono offrire rendimenti superiori rispetto a quelli che oggi caratterizzano il mercato delle obbligazioni e le borse.

Per proteggere i piccoli risparmiatori, le piattaforme di crowdfunding specializzate nel lending e nell’equity devono rispettare alcuni requisiti di legge e proprio in questo mese entrerà in vigore una normativa UE (ECSP, European Crowdfunding Service Providers) che mira a rendere più trasparente e più efficiente il mercato.

Ma quanto è diffusa in Italia la pratica di investire attraverso il crowdfunding? Secondo i dati dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, alla data del 30 luglio scorso erano attivi e autorizzati in Italia ben 51 portali equity e 28 portali lending (di cui 6 specializzati nel prestare a persone fisiche e 22 a imprese, quasi sempre PMI). Le risorse mobilitate erano pari a oltre un miliardo di euro, di cui la metà erogati negli ultimi 12 mesi, a testimoniare la crescita dell’attenzione di imprese e investitori. Uno dei comparti più dinamici è risultato essere quello dei progetti immobiliari. 

Il crowdfunding, per la sua vocazione inclusiva, piace anche alle grandi imprese. Enel e Edison – società che non hanno certamente problemi di avere credito dalle banche – stanno utilizzando il crowdfunding per far partecipare tutti i cittadini alla realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia rinnovabile in Italia, così da supportare la transizione energetica ‘verde’. L’obiettivo di è condividere con le comunità locali i benefici che derivano dalla presenza di un impianto nel territorio ed evitare il famigerato effetto NIMBY (not-in-my-back-yard).

 

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