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Il confronto tv Biden-Trump senza arbitro è una sconfitta per l'informazione

Ci siamo, giovedì 27 giugno ad Atlanta alle ore 21 locali (le 3 di notte in Italia) ci sarà il dibattito televisivo tra i due principali candidati alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Si terrà sulla CNN e sarà condotto dai giornalisti Dana Bash e Jake Tapper. Come praticamente tutto quello che riguarda politica e informazione in Italia, chi vorrà seguirlo, nonostante paghi alla Rai canone, sede e inviati in Usa, dovrà collegarsi sul Canale Nove dove sarà trasmesso con il commento di Maria Latella. Sicuramente un evento per gli esperti di comunicazione, ma anche per gli appassionati. Le elezioni americane sono sempre state un grande esempio di confronto politico democratico da seguire con attenzione, addirittura da sognare di replicare nel proprio Paese.

Molte le novità quest’anno nel dibattito, non solo quelle organizzative. Come quella dell’anticipo della data, l’interruzione pubblicitaria (mai avvenuta prima), la chiusura dei microfoni di chi non ha la parola. Ma quella su cui tutte le istituzioni, i cittadini, gli elettori dovrebbero riflettere, sia europei che americani, è quella di avere letteralmente tagliato fuori dall’organizzazione la gloriosa CPD, un’istituzione da sempre invidiata e citata come esempio di imparzialità e correttezza nel dibattito politico americano e che andrebbe replicata in ogni paese.

In pratica i candidati hanno deciso di fare la partita finale, la più importante, senza le regole stabilite dal collegio degli arbitri. È stato tutto organizzato in ogni dettaglio dai loro staff che ricordiamo non sono terzi al dibattito ma coinvolti in prima persona.

Sembrerebbe che alla base di questa grave e inusuale decisione ci sia il fatto che nel dibattito del 2020 la commissione era stata incapace di fare rispettare ai due contendenti le regole del dibattito imposte a loro stessi. In pratica i due giocatori non hanno rispettato le regole e danno la colpa a chi ha scritto le regole! E ricordiamo che il principale critico della conduzione di quel dibattito è Biden, lo stesso che dopo quel confronto è diventato presidente.

Una vicenda che mi ha ricordato le elezioni del 2001, quando il centro sinistra con candidato Francesco Rutelli si sfidava con il centrodestra che candidava Silvio Berlusconi. Si sognava, ieri come oggi, il dibattito televisivo alla americana tra i due candidati a presidente del Consiglio. Allora chiedemmo in tutti i modi e in tutte le forme a Berlusconi di accettare il confronto televisivo ma non ci fu niente da fare. Per cercare di ottenere il confronto, i giovani del Comitato Rutelli addirittura avevano organizzato una sceneggiata, che consisteva nel seguire Berlusconi nelle principali iniziative elettorali e appalesarsi travestiti da un coniglio a grandezza umana urlando “non fare il coniglio, accetta il dibattito con Rutelli”. Tutto questo veniva firmato e diffuso da un giovane, Simone Godano, che poi sarebbe diventato uno dei registi italiani più interessanti (tra i tanti film “Marilyn ha gli occhi neri”, Globo d’Oro 2022). Eppure non si ottenne il desiderato confronto tra Rutelli e Berlusconi.

In quella campagna elettorale, sempre affascinati dal sogno delle elezioni americane, a guidare la comunicazione del Comitato Rutelli premier, insieme a Paolo Gentiloni, fu chiamato addirittura Stanley Greenberg, stratega della trionfale e rivoluzionaria campagna elettorale di Bill Clinton, ma anche di Blair, Schroeder e altri.

Greenberg, in una delle riunioni del comitato, ci raccontava che in America il confronto era parte fondamentale della campagna elettorale e veniva rigidamente organizzato, disciplinato e curato nei minimi dettagli da un organismo terzo, per l’appunto il CPD. Ecco perché penso che l’esclusione della CPD sia una notizia degna di essere esaminata con attenzione, per almeno due motivi.

Primo: perché il dibattito di giovedì non sarà disciplinato organizzato e curato da un organismo terzo, ma dai concorrenti in gioco, con l'inevitabile diminuzione di garanzie di imparzialità per i telespettatori. E poi soprattutto perché questa inaspettata decisione potrebbe essere la sentenza definitiva che porterà alla chiusura della invidiata e tanto rinomata CPD.

Temo sarebbe un danno per la comunicazione, per la democrazia, per la politica e l’ennesimo regalo al populismo e all'informazione senza alcun controllo alimentata dai social network.

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