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La dimensione estera del Green Deal

La dimensione estera del Green Deal

(a cura di Pier Paolo Raimondi, ricercatore nel programma “Energia, clima e risorse” dello IAI)

Alla luce del proprio impegno climatico, l’Unione Europea mira a generare benefici ambientali ed economici per i propri cittadini. Allo stesso tempo, il Green Deal e le politiche climatiche avranno un importante impatto sulle relazioni estere e diplomatiche dell’Ue col resto del mondo e del ruolo che l’Unione avrà nel nuovo contesto geopolitico. È dunque necessario analizzare e valutare le implicazioni internazionali.

Minor dipendenze e relazioni coi paesi produttori

Le crescenti politiche climatiche europee comporteranno la riduzione delle importazioni di fonti fossili. Vista la tradizionale dipendenza europea nel campo, l’uso diffuso delle tecnologie verdi avrà la necessità di importare fonti fossili, riducendo anche il costo sostenuto per gli approvvigionamenti energetici. Per esempio, alcuni scenari della Commissione Europea prevedevano un declino delle importazioni di petrolio del 23-25% fino al 2030 e del 78-79% dopo il 2030 e un calo più moderato per le importazioni di gas, del 13-19% tra il 2015 e il 2030 e del 58-67% dopo il 2030. La riduzione della domanda di gas pare che sarà accelerata a seguito del pacchetto Fit for 55, ma soprattutto del piano REPowerEU. Dunque, le componenti della transizione energetica hanno acquistato una valenza securitaria e non solo ambientale.

Se da un lato la transizione permetterà all’Ue di ridurre la propria dipendenza da diversi paesi produttori, dall’altro è necessario prevedere le possibili conseguenze sociopolitiche per questi paesi. Infatti, dipendendo fortemente dalle rendite petrolifere, il crollo della domanda di idrocarburi metterà a dura prova il contratto sociale di questi paesi, soprattutto nel Nord Africa e Medio Oriente, col rischio di instabilità socio-politica e insicurezza. Per questo è necessario considerare partnership e schemi alternativi per mantenere le relazioni con questi paesi e favorire una transizione ordinata e gestita. Lo sviluppo di un’economia sicura e sostenibile dell’idrogeno può essere senz’altro un’area di cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo, anche attraverso cooperazione sulle tecnologie e gli standard comuni.

Verso nuove dipendenze?

Allo stesso tempo, vi è il rischio che si passi da una dipendenza (gas russo) ad un’altra. È il caso dei minerali critici, input essenziali e non sostituibili per le tecnologie verdi ma caratterizzati da un elevato rischio di fornitura a causa dell’alta concentrazione geografica delle riserve e dell’intera catena di valore. L’Ue è fortemente dipendente dalle importazioni di minerali critici. Per far fronte all’aumento previsto della domanda di questi minerali dovuto dalla decarbonizzazione, i paesi devono sviluppare ed espandere le catene di valore.

A marzo 2024 il Consiglio Europeo ha approvato il Critical Raw Materials Act, che punta a ridurre la dipendenza da paesi terzi. Per far ciò, l’Ue cercherà di favorire l’estrazione, la raffinazione e il riciclo all’interno dell’Unione. Tuttavia l’autarchia non è possibile né auspicabile visti i tempi necessari e i costi. Per questo l’Ue sta lavorando a diversificare le forniture attraverso partnership strategiche con paesi terzi. È cruciale che l’Unione favorisca una diversificazione lungo tutta la catena del valore e non esclusivamente all’estrazione in modo da ridurre il ruolo cinese nella lavorazione e raffinazione dei minerali e favorire l’industrializzazione dei paesi ricchi di risorse.

La politica industriale tra USA e Cina

Se le tecnologie verdi permetteranno di ridurre la dipendenza da petrostati, i paesi europei hanno compreso che non vi è politica climatica senza politica industriale. È diventato sempre più chiaro come la Cina sia riuscita a guadagnare un vantaggio competitivo in diverse tecnologie, grazie alla sua politica industriale basata sulle sue aziende statali e verticali, sussidi ed investimenti e utilizzo ed installazione a livello domestico. Per esempio, la Cina detiene una quota nella produzione manifatturiera global superiore al 90% nel solare e al 70% nelle batterie. Tale consapevolezza (e le possibili misure) mette a dura prova il precedente paradigma basato sulla globalizzazione, il libero commercio e la cooperazione economica e tecnologica volta all’efficienza economica, che ha permesso lo spostamento e la crescita della produzione delle tecnologie verdi in Cina. L’attuale paradigma politico-economico sembra più focalizzato sulla sicurezza economica ed industriale.

L’eccessiva dipendenza ha indotto l’Ue a presentare numerose strategie e alleanze industriale volte a sviluppare una capacità industriale europea, come per esempio la Battery Alliance nel 2017. Nel 2023, la Commissione ha presentato il suo Green Deal Industrial Plan che mira a sostenere la rapida transizione verso la neutralità climatica nell’Ue, rafforzando al tempo stesso la competitività dell’industria europea a zero emissioni. Il recente Net Zero Industry Act identifica dei settori chiavi dove l’Europa mira a ridurre la dipendenza e guadagnare rilevanza.

Questi sviluppi sono dettati anche dalla crescente rivalità tra la Cina e gli Stati Uniti, i quali hanno presentato loro stessi un piano industriale senza precedenti: l’InflationReduction Act nell’agosto del 2022. Tuttavia, questo approccio mette in dubbio i principi cardine europei: il libero mercato e l’efficienza economica.

Leader by example

Elevando la politica climatica a propria strategia di politica estera, l’Europa ambisce a essere leader nella transizione, adoperandosi attivamente nei negoziati internazionali, e a mostrare ad altri paesi la fattibilità con esempi concreti. Nonostante il proprio contributo in numerose COP, non ultima quella di Dubai, l’Ue deve ascoltare sempre di più le istanze del cosiddetto Global South, dalla questione della finanza climatica alle diverse necessità e traiettorie di decarbonizzazione dei paesi in via di sviluppo.

Dall’altro lato, per essere un partner credibile, l’Ue avrà successo solo se tradurrà i target che ha fissato per sé in realtà. Solo continuando nella propria decarbonizzazione potrà mostrare agli altri che essa è effettivamente possibile. Tutto ciò è ancora più cruciale quest’anno viste le elezioni del parlamento europeo.

(Questo post è apparso già sul sito di Affari Internazionali ed è prsente anche in formato podcast)

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