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Istituto Affari Internazionali

La guerra in Ucraina al vertice del G7, per un messaggio inequivocabile a Putin

(a cura di Ettore Greco, vicepresidente vicario dell’Istituto Affari Internazionali e responsabile del programma di ricerca Multilateralismo e governance globale)

Negli ultimi anni vari sviluppi internazionali, in particolare l’aggravarsi delle rivalità strategica con la Cina, la guerra d’aggressione russa contro l’Ucraina e, più recentemente, la guerra tra Israele e Hamas, hanno spinto il Gruppo dei Sette (G7) a impegnarsi più direttamente sui temi politici e di sicurezza, che in passato, invece, sono stati spesso marginali nella sua agenda. Al G7 si guardava infatti soprattutto per le prese di posizioni e le iniziative in campo economico e finanziario.

Il G7 e il dossier Ucraina

Il contrasto all’aggressione della Russia e ai suoi piani espansionistici è in cima alle priorità del G7. Dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022, i membri del Gruppo hanno dato prova di notevole coesione nella risposta a una così fragrante violazione di principi fondamentali del diritto internazionale. Non pochi analisti e osservatori avevano invece previsto che si sarebbero divisi alla luce delle divergenze manifestatesi in passato sui rapporti con Mosca. Sviluppi più recenti hanno ulteriormente rafforzato la convinzione in seno al G7 che il revanscismo di Putin rappresenti una minaccia duratura alla sicurezza dell’Europa.

Il destino dell’Ucraina è stato al centro dell’ultimo incontro tra i ministri degli Esteri del G7 tenutosi a Capri il 17-19 aprile sotto Presidenza italiana. Nella dichiarazione finale i ministri hanno ribadito il loro “fermo” sostegno all’Ucraina. L’obiettivo dichiarato è di fornire a Kyiv i mezzi e le risorse di cui ha urgente bisogno per difendersi. Negli ultimi mesi l’Ucraina ha subito ripetuti, ancorché geograficamente limitati, rovesci militari e diversi funzionari occidentali hanno ammesso che l’equilibrio delle forze si sta spostando a favore di Mosca. La sfida per i paesi del G7 è come garantire, con le limitate risorse disponibili, un sostegno efficace nel lungo periodo, mentre l’opinione pubblica mostra una crescente “stanchezza” per i costi che la solidarietà verso l’Ucraina comporta e si è diffusa l’idea che, nonostante gli aiuti occidentali, la Russia sia destinata prima o poi a prendere il sopravvento.

I risultati raggiunti

I governi del G7 sono riusciti recentemente a raggiungere alcuni risultati non trascurabili. Sia l’Ue che gli Stati Uniti hanno varato nuovi pacchetti di misure per il sostegno militare a Kyiv, dopo aver superato una prolungata resistenza al proprio interno. In particolare, i 61 miliardi di dollari approvati dal Congresso degli Stati Uniti potranno avere un impatto sul campo di battaglia, bloccando, o almeno rallentando, l’avanzata russa. Inoltre, diversi paesi del G7 hanno rafforzato gli accordi bilaterali di sicurezza con l’Ucraina. I membri del G7 si sono anche impegnati a migliorare le proprie capacità di produzione del materiale militare necessario alla difesa dell’Ucraina e ad accelerarne i tempi di consegna.

A questi impegni hanno fatto riscontro alcune significative decisioni politiche. Nel dicembre 2023 il Consiglio europeo ha dato il via libera all’avvio dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Ue. Nel complesso, i legami politici e di sicurezza dei paesi del G7 con l’Ucraina sono oggi più stretti di quanto non fossero un anno fa, all’ultimo vertice del G7 a Hiroshima del maggio 2023. Tuttavia, nonostante il concreto pericolo che l’esercito ucraino venga sopraffatto da quello russo, i paesi del G7 hanno finora evitato un loro coinvolgimento diretto nel conflitto. Il presidente francese Emmanuel Macron è il solo a non aver escluso l’invio di truppe in Ucraina e le sue dichiarazioni che alludono a questa possibilità sono state accolte negativamente in molti paesi occidentali e all’interno della Nato. Il governo italiano, che si è costantemente allineato con le politiche occidentali contro l’aggressione della Russia, ha respinto categoricamente qualsiasi idea di inviare forze in Ucraina, citando vincoli costituzionali.

D’altro canto, non ci si aspetta nemmeno che il G7 faccia aperture che possano realisticamente indurre Mosca ad avviare seri colloqui per porre fine al conflitto. L’opinione prevalente in seno al G7 è che la priorità in questa fase sia quella di mettere l’Ucraina nelle condizioni di tenere le sue posizioni sul terreno e di respingere l’avanzata russa. Finché Putin crederà che il tempo sia dalla sua parte, avrà pochi incentivi a impegnarsi in negoziati basati sui principi del diritto internazionale che il G7 è impegnato a difendere, come la tutela della sovranità e dell’integrità territoriale. Il G7 sostiene la conferenza internazionale di pace che si terrà in Svizzera a giugno, ma l’impatto di questa iniziativa diplomatica non potrà che essere modesto: non solo la Russia ha rifiutato di parteciparvi, ma attori chiave, tra cui la Cina, potrebbero fare una scelta analoga o inviare delegazioni di basso livello.

Possibili nuove sanzioni contro la Russia

Un’altra questione cruciale che il G7 riguarda le sanzioni imposte alla Russia, i cui effetti sull’economia russa sono stati significativamente inferiori al previsto. È probabile che il Gruppo approvi nuove misure punitive contro Mosca per rispondere all’escalation di attacchi in Ucraina, ai ripetuti attacchi informatici di hacker russi contro diversi paesi occidentali e agli atti di sabotaggio che il Cremlino è accusato di aver orchestrato sul territorio dell’Ue. Una delle principali preoccupazioni riguarda i componenti e i prodotti industriali esportati dalla Cina in Russia che in Occidente si ritiene stiano aiutando in misura notevole la Russia a ricostruire la sua industria della difesa. Le forniture di Pechino a Mosca sono oggi una delle principali ragioni di attrito tra la Cina e i paesi del G7. Resta da vedere se il G7 sarà in grado di mettere a punto misure efficaci per indurre la Cina a fare marcia indietro. Inserire un cuneo tra Mosca e Pechino non è impresa facile: mentre le relazioni dei membri del G7 con entrambi i paesi si sono progressivamente deteriorate, l’alleanza tra Cina e Russia si è fatta sempre più stretta grazie a una solida convergenza di interessi.

I crescenti vincoli fiscali che tutti i paesi del G7, in diversa misura, stanno sperimentando sollevano dubbi sulla sostenibilità del loro supporto all’Ucraina nel lungo termine. Ciò ha contribuito a intensificare il dibattito all’interno del G7 sul possibile utilizzo a sostegno dell’Ucraina delle riserve finanziarie russe (circa 300 miliardi di dollari Usa). I governi del G7 hanno preso posizioni diverse sull’argomento: mentre l’amministrazione statunitense è favorevole al sequestro di tutte le riserve russe e al loro trasferimento in Ucraina, molti funzionari dell’Ue hanno espresso il timore che una confisca possa violare il diritto internazionale e innescare destabilizzanti contromisure russe. I leader dell’Ue hanno quindi deciso per ora di procedere con un piano più cauto che prevede l’utilizzo solo dei profitti derivanti dalle attività russe. Il G7 sta discutendo diverse opzioni e un accordo dovrebbe essere raggiunto al Vertice in Puglia del 13-15 giugno.

Al Vertice i leader del G7 dovranno fare un’analisi attenta delle numerose sfide che si trovano ad affrontare nell’attuazione dei loro piani di sostegno all’Ucraina. Nuovi impegni appaiono indispensabili per consentire all’Ucraina di difendersi e per rafforzare le relazioni politiche ed economiche con Kyiv. A Putin deve giungere un messaggio inequivocabile sull’interesse vitale del paesi del G7 a impedire all’aggressione russa di raggiungere i suoi obiettivi e sulla loro determinazione a stare a fianco dell’Ucraina nei prossimi anni.

(Questo post è apparso già sul sito AffarInternazionali)

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