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The European house Ambrosetti

Luci e ombre del Pnrr

Luci e ombre del Pnrr

Nel frenetico turbinio di argomenti attorno ai quali si concentra il dibattito pubblico, il PNRR è passato in secondo, se non terzo, piano: citato solo per discuterne, più o meno strumentalmente, eventuali modifiche, è sparito dall’attenzione pubblica, instradato negli uffici ministeriali.

Non va tuttavia dimenticato che si tratta del più importante e ambizioso piano di investimenti pubblici promosso a livello comunitario e che – soprattutto per il caso italiano – rappresenta una rottura con il recente passato, caratterizzato da sistematici sotto-investimenti. Per questo motivo, The European House – Ambrosetti ha promosso, fin dai primi mesi del 2021, un Osservatorio PNRR, un tavolo di lavoro di carattere permanente finalizzato all’analisi e alla discussione delle principali tematiche concernenti il Piano.

L’obiettivo del percorso di ricerca 2022 è stato quello di analizzare le potenziali ricadute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sulla crescita, sulla transizione green e la trasformazione digitale ma, soprattutto, valutare potenzialità, rischi e sfide insite in questo ambizioso primo passo nel percorso di riconfigurazione nazionale di cui il nostro Paese necessita da tempo.

Il lavoro ha prodotto un working paper, presentato nel nostro tradizionale appuntamento di Cernobbio, alla presenza del Ministro Franco e di molti altri esponenti istituzionali.

Questo working paper vuole rispondere a tre domande fondamentali:

  1. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrà un impatto significativo sulla crescita del Paese?
  2. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza favorirà la crescita verde del Paese, permettendo di raggiungere gli obiettivi comunitari?
  3. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza favorirà la crescita digitale del Paese, permettendo di raggiungere gli obiettivi comunitari?

Per rispondere al primo punto, abbiamo valutato l’impatto di ogni singolo investimento previsto dal Piano, stimandone le potenziali ricadute nel medio-lungo periodo. Non tutto ciò che è previsto dal Piano avrà un impatto economico (anche perché non è sempre necessariamente quella la finalità: basti pensare ai giusti e necessari investimenti nell’edilizia scolastica, o in sanità): stimiamo che una forbice compresa fra il 34,4% e il 47,3% delle risorse del PNRR (ovvero una cifra compresa fra 66 e 90 miliardi di Euro) potrà avere degli impatti significativi sulla crescita potenziale del Paese nel medio-lungo periodo.

Si tratta di quegli investimenti che vanno a risolvere le criticità storiche del sistema produttivo nazionale: la bassa propensione agli investimenti tecnologici delle imprese, le difficoltà logistiche e infrastrutturali, la disfunzionalità del mercato del lavoro (soprattutto femminile) e la scarsa digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

Nel 2026, se tutti gli investimenti previsti dal PNRR fossero realizzati nei modi e nei tempi previsti, la crescita potrebbe essere dell’1,9% superiore a quanto si verificherebbe in assenza del Piano. Sarebbe inoltre una spinta alla crescita costante nel tempo, proprio per la sua natura strutturale e non sporadica. L’impatto complessivo nel decennio 2026-2036 potrebbe arrivare a +13% rispetto allo scenario senza PNRR.

Una crescita sicuramente importante, e in controtendenza rispetto al nostro recente passato.

Se dal punto di vista economico le prospettive sembrano positive, non si può dire lo stesso sul fronte della transizione ecologica e, in misura minore, della trasformazione digitale.

Il PNRR stanzia 71,1 miliardi di Euro (37,5% delle risorse totali) alla transizione green, superando così il requisito minimo della Commissione Europea del 37%, ma posizionando l’Italia al penultimo posto in Europa, davanti alla sola Lettonia, per percentuale di investimenti dedicati alla transizione verde.

Queste risorse confluiscono in una serie di misure (incentivi alle rinnovabili, installazione di colonnine di ricarica per auto elettriche, infrastrutture ferroviarie, …) che hanno come scopo ultimo la riduzione delle emissioni di CO2. Abbiamo quindi stimato la riduzione complessiva delle emissioni abilitata dal Piano. Nel caso in cui tutte le misure siano portate a compimento entro i tempi stabiliti, il PNRR potrebbe portare ad una riduzione di 19,2 milioni di tonnellate di CO2 nel 2026, una riduzione pari a circa il 5% delle emissioni di CO2 in Italia nel 2019.

Il PNRR consente all’Italia di accelerare il percorso di riduzione delle emissioni, coerentemente con il PNIEC pubblicato a gennaio 2020, ma è largamente insufficiente per raggiungere i nuovi obiettivi previsti da Fit for 55, proposti a luglio 2021. Infatti, se il PNRR rappresenta un passo in avanti rispetto al percorso tendenziale di riduzione delle emissioni (senza PNRR), rimane un gap di 70 milioni di tonnellate di CO2 rispetto all’obiettivo al 2030.

Il PNRR stanzia inoltre 48,1 miliardi di Euro (25,1% delle risorse totali) per la transizione digitale, superando così il requisito minimo della Commissione Europea del 20% delle risorse del Next Generation EU. Come il Fit for 55 fissa gli obiettivi comunitari a livello climatico, così il Digital Compass fissa la roadmap della trasformazione digitale. Questa strategia si sviluppa intorno a quattro punti cardinali: trasformazione digitale delle imprese; digitalizzazione dei servizi pubblici; competenze digitali di base; infrastrutture digitali, sicure e sostenibili.

I primi due obiettivi (trasformazione digitale delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici) sembrano ampiamente alla portata del Paese: fra Transizione 4.0 e investimenti nella digitalizzazione della P.A. le risorse finanziarie sono più che sufficienti a coprire le necessità legate agli obiettivi comunitari. A questo si aggiunge la significativa crescita dei cittadini dotati di identità digitale (lo SPID), che è il prerequisito fondamentale per poter adottare una vera strategia di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

Permangono, invece, ombre negli altri due obiettivi: le competenze digitali di base non sono particolarmente incentivate nel Piano, e larga parte dell’infrastrutturazione digitale (la copertura delle aree attualmente sprovviste di connessione veloce) è demandata ai privati.

Cosa emerge, quindi, da questa analisi?

Il primo punto, fondamentale, è la constatazione che gli investimenti previsti dal PNRR sono sì senza precedenti, ma da soli non bastano per risolvere le criticità del Paese. La componente più rilevante da valutare rimane quella relativa alle riforme, che possono risolvere molti problemi strutturali e attivare un circuito virtuoso di investimenti aggiuntivi privati.

Il secondo elemento di riflessione è la consapevolezza che non possiamo crogiolarci nell’idea che il PNRR sia la panacea di tutti i mali: il Piano è indubbiamente uno strumento dalle potenzialità molto elevate, ma lascia scoperti alcuni ambiti, come visto nelle analisi precedenti.

È quindi fondamentale continuare a mantenere alta l’attenzione sull’implementazione del PNRR e a non deragliare dal percorso tracciato: è fondamentale continuare ad avere una grande attenzione a diffondere le competenze necessarie, a tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, per rispettare i tempi del Piano.

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