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The European house Ambrosetti

La giustizia è prima questione di fiducia e poi di tecnica. Positiva la riforma del Csm

La giustizia è prima questione di fiducia e poi di tecnica. Positiva la riforma del Csm

La proposta di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, approvata dal Consiglio dei Ministri su iniziativa della ministra Cartabia lo scorso 11 febbraio e che approda in Parlamento segna un ulteriore e importante passo nella fondamentale direzione di ridare fiducia ai cittadini italiani nei confronti della giustizia. La giustizia è infatti prima di tutto una questione di fiducia e poi di tecnica. Un Paese moderno non ne può prescindere. Quindi ben venga la riforma del CSM così come proposta.

Da anni The European House – Ambrosetti si occupa di ragionare sul tema dell’efficienza della giustizia e, sebbene la visione proposta da Ambrosetti Club in occasione della presentazione della ricerca “Ridisegnare l’Italia. Proposte di Governance per cambiare il Paese” durante l’edizione 2021 del Forum di Cernobbio sul tema sia a tratti più provocatoria, molti degli interventi proposti dalla Ministra sono totalmente condivisibili e in linea con la nostra visione. A partire dalla revisione delle regole sulle cosiddette “porte girevoli”. Il nostro punto di vista sul tema non lascia spazio alcuno al rientro in magistratura di un magistrato che abbia superato il confine con la politica, in ogni sua espressione. L’irrigidimento proposto costituisce una giusta misura di risposta. Altra questione fondamentale riguarda lo smantellamento delle cosiddette “correnti” che molto hanno contribuito a questo senso di sfiducia diffuso.

Altra questione fondamentale è l’elezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistrature e in particolare l’impossibilità di utilizzare lo strumento delle liste, spesso riflesso indiretto delle cosiddette “correnti”. Largo così alle candidature spontanee, strumento che se forse non mette al riparo da “manovre”, ma consente comunque una maggiore trasparenza. Nella stessa direzione va lo stop delle nomine a pacchetto a favore di un approccio legato alla scadenza temporale del ruolo.

In questo ambito, riteniamo rilevante la decisione di attribuire all’anzianità di servizio uno spazio residuale di valutazione. Non sempre anzianità di servizio e merito vanno di pari passo. La valutazione dell’operato del giudice è per noi imprescindibile e anche in questo senso accogliamo con positività il maggior focus sul tema che questa riforma propone, anche grazie al ricorso all’opinione degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.

Insomma, una riforma complessa e non priva di punti critici ma che finalmente cerca di scardinare regole e costumi che hanno portato ad una crisi di valori che è stata sotto agli occhi di tutti. Ora al Parlamento e alla politica il compito di non scardinare questi essenziali sviluppi, nella speranza che il previsto referendum sul tema non complichi eccessivamente il percorso di approvazione della riforma da cui, tra l’altro, dipendono anche i trasferimenti di risorse dall’Unione Europea all’Italia nell’ambito del recovery fund.

È nell’ambito del binomio referendum/riforma che si innesta il tema della responsabilità diretta del magistrato nei confronti del cittadino. Oggi l’impianto prevede che tale responsabilità sia di secondo livello: il cittadino che ha subito un torto giudiziario cita in giudizio direttamente lo Stato che poi, in caso di condanna, si rivarrà sul magistrato colpevole. La realtà dei fatti ci dice che spesso il magistrato rimane impunito. Su questa questione la nostra posizione è quindi allineata con il requisito referendario: riteniamo che, sempre nell’ottica di riconquistare la fiducia del cittadino, il magistrato debba confrontarsi direttamente con i propri errori, così come avviene per qualsiasi cittadino. L’estraneità a a questa dinamica genera nell’opinione pubblica una percezione di totale onnipotenza dei giudici che, unita agli scandali di cui una certa parte della magistratura si è resa colpevole, contribuisce ad aumentare la sfiducia nei confronti del sistema.

Fin qui abbiamo parlato di questioni tecniche, più vicine agli addetti ai lavori che ai cittadini. E allora ben vengano gli open day della giustizia. Se è fondamentale riconquistare la fiducia, allora proviamo ad avvicinare i due mondi, a farli conoscere e dialogare in modo semplice e informale. Non dimentichiamoci che per ogni giudice che finisce sulle pagine delle cronache, esistono decine di altri colleghi che professionalmente e con grande spirito di sacrificio affrontano quotidianamente l’immensa mole di giudizi a vario titolo in essere nel nostro Paese.

A onore del vero, infatti, seppur con le sue inefficienze, il nostro sistema giudiziario si trova infatti a operare in un Paese il cui ricorso alla giustizia ordinaria è spesso abusato. In tal senso, è necessario investire (anche culturalmente oltre che tecnicamente) sullo sviluppo dei sistemi alternativi di risoluzione delle dispute che devono conquistarsi la fiducia del cittadino in termini di rapidità ed equilibrio di giudizio. La ricerca "Efficienza della giustizia e lotta alla corruzione quali elementi per la competitività del Sistema Paese. Analisi dello status quo e proposte di intervento" è un ottimo modo per approfondire l'argomento.

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